“Potreste, sapendo,
pronunciare a bassa voce le parole che il giardino dice
e sareste capaci di dirigere una
delle innumerevoli forze che agiscono nel mondo sublunare.
Il giardino è un apparato per dominare l’universo.”
(U.Eco-Il pendolo di Foucault)
Oggigiorno le tracce delle belle aiuole che un tempo decoravano i giardini di Rennes-le-Château risultano compromesse dall’inesorabile passare del tempo, da scavi e da anni d’incuria. Chi li riproduce nelle planimetrie, nelle mappe, nei manifesti e perfino nei fumetti, sembra non curarsi affatto del loro disegno originale, quello che si scorge sulle vecchie cartoline volute da Saunière che pure appare di un’ordinata ed attenta geometria, frutto di un lavoro preciso che non ha lasciato nulla al caso.
Come in tutto il resto di queste proprietà, che nella loro semplicità soddisfano le fantasie più complesse adattandosi indulgentemente ad ogni ipotesi, anche i giardini rientrano nella creatività inventiva dei cercatori, supportati dalle stranezze del loro creatore e con risultati a volte davvero affascinanti. Ma la loro bellezza originaria, rivelata dalle vecchie foto rinnovate in occasione del recente restauro del Museo, meriterebbe di essere riportata agli antichi splendori.
I turisti vi passeggiano rilassati dopo la visita alla chiesa e alla villa ignorando quasi del tutto le vicende che accompagnarono la loro realizzazione. Eppure, almeno per quello del Calvaire e quello tra le due torri, ciò che si racconta è intrigante quasi quanto quella del parroco.
La loro storia inizia nel 1891.
A quel tempo la chiesa e il presbiterio erano gli ultimi edifici al limite Nord del villaggio alla fine della strada principale, mentre ad Ovest il terreno si arrampicava verso il limite estremo del villaggio delimitato da una falesia naturale su cui si innalzavano un tempo le mura di Redhae e che accoglierà in un futuro non troppo lontano la Tour Magdala.
Quella chiamata Piazza, in realtà non è altro che uno slargo desolato e pieno di macerie dovute ai lavori di ristrutturazione che il curato sta effettuando da circa cinque anni nella chiesa. Nel febbraio del 1891 Saunière sembra interessarsi particolarmente anche a questo terreno.
Anziché limitarsi a sgomberarlo e a ripulirlo, chiede ed ottiene il permesso di chiudere questo spazio con recinzioni per innalzarvi all’interno monumenti religiosi ed aiuole. La municipalità, sollevata probabilmente dal doversi preoccupare di quel terreno periferico fangoso, inutile e ingombro di detriti e con la prospettiva di vederlo finalmente abbellito, pone come unica condizione che la piazza resti pubblica e aperta alla comunità la domenica e i giorni festivi. Pochi, pochissimi giorni all’anno, dunque. Ma questa luogo era, ed è, l’unico accesso all’entrata del cimitero. Recintandola Saunière toglieva a chiunque la possibilità di entrare ed uscire liberamente dal camposanto senza la sua autorizzazione. Un fatto davvero strano che però non sembra turbare in modo evidente i compaesani i quali, come sappiamo, sottoscriveranno una protesta al Prefetto solo nel 1895, lamentandosi esclusivamente dei dissotterramenti selvaggi che nel frattempo il curato compiva al suo interno, protetto da quelle recinzioni che lo tenevano lontano da sguardi indiscreti. I muri del Giardino del Calvaire o Des Rochas, infatti, contrariamente a quelli del Giardino della Vergine, sono molto più alti come si può chiaramente anche vedere in questa foto d’epoca:
Ma andiamo per ordine.
Nel giugno dello stesso anno della richiesta fatta al comune, dunque dopo soli cinque mesi, il primo giardino è perfettamente spianato, cintato e piantumato, già pronto a far da sfondo alle fotografie che ritraggono Mons. Billard, vescovo di Carcassonne, tra i piccoli comunicandi del villaggio.
Saunière è sicuramente orgoglioso di mostrare ciò che ha saputo fare all’interno della sua chiesa e che equivale ad un piccolo miracolo, dato la ristrettezza dei fondi. Il suo sorriso in questa foto è enigmatico quanto quello della Gioconda e lo sguardo furbo sembra già inseguire un progetto ancora più ambizioso.
Se è vero, infatti, che possono sembrare grandiosi i lavori effettuati fino a quel momento, nessuno si aspetta certo di vedere di lì a poco sorgere su quei terreni inospitali la splendida villa e i meravigliosi giardini che presto la circonderanno.
Questo primo giardino è un triangolo retto che ha il vertice vicino allo stipite sinistro della porta d’entrata della chiesa. Una forma curiosa, data la ragguardevole grandezza della piazza. Ma, se osserviamo con attenzione, questa scelta sembra dettata principalmente dal buon senso.
Un vialetto dritto lungo il muro del presbiterio avrebbe infatti coperto in gran parte la visuale dell’entrata. Poco dopo quella che era la casa dei Denarnaud posta quasi di fronte, infatti, la strada curva a gomito proprio davanti alla chiesa, seguendo il dislivello del colle che monta verso Ovest. Il vialetto obliquo ha la malizia di condurre lo sguardo di chi arriva dalla strada principale, dritto verso il portone. Molto probabilmente era anche un sentiero naturalmente disegnato da anni di passaggio per raggiungere la chiesa.
In questo primo giardino recintato, Saunière posiziona il pilastro in pietra scolpita che sosteneva la tavola del vecchio altare e vi pone sopra la statua della Vergine di Lourdes. Ai suoi piedi una lastra richiama il dogma dell’Immacolata con cui la Signora di Lourdes si palesò a Bernadette Soubirous.
Non è comunque qui che vogliamo mettere in risalto i numerosi interrogativi che suscitano lapidi, scritte ed immagini di questi giardini in quanto già ampiamente approfonditi in altri testi.
Ci limiteremo a notare il motivo a merlatura che spicca sul muretto che sarà comune a tutte le costruzioni che seguiranno, ma, soprattutto, che il muretto è basso e si può vedere tranquillamente all’interno.
Per quello del Calvario sarà tutta un’altra storia.
Il Jardin du Calvaire (chiamato anche de Rocailles ovvero delle rocce - il Rock Garden inglese-, così chiamato per la presenza di decorazioni fatte con pietre) di cui abbiamo parlato, è posto proprio di fronte al Giardino della Vergine e prende forma negli stessi mesi. Come abbiamo visto, però, la sua cinta è del tutto differente dalle altre. Alta in alcuni punti tanto da rendere difficoltoso sbirciare dentro e chiusa in altri da cancelli che ne impediscono il libero passaggio. Dobbiamo tenere presente che in questo giardino ‘ben chiuso’ Saunière edifica, disubbidendo agli ordini della municipalità, un locale coperto in cui si rinchiude per ore e il cui accesso è Off-limit per tutti. A pochi passi, nel 1892, erano iniziati anche i lavori per edificare quella misteriosa stanza semicircolare che affianca la sacrestia e a cui Saunière accede dall’interno della chiesa attraverso una porta dissimulata in un armadio. E’, a tutti gli effetti, una stanza segreta. Nel famoso rapporto di Jaques Cholet, che compie degli scavi all’interno della chiesa nel 1959, si segnala una scala proprio nei pressi della sacrestia che sembra portare verso la famosa cripta dei Signori di Rennes: gli Hautpoul. Ma essendo la chiesa di poco posteriore all’anno Mille, è lecito chiedersi quanti e quali personaggi siano in realtà chiusi là sotto.
Quali scavi compie Saunière e perché resta ancora un mistero. Sembra però incarnare perfettamente l’acrostico ermetico del VITRIOL:
V isita
I nteriora
T errae
R ectificando
I nvenies
O ccultum
L apidem.
Penetrando nelle profondità della terra Saunière sembra davvero trovare, più che la lapide occulta, ciò che la lapide (della Marchesa di Hautpoul) occultava. Il suo atteggiamento muta proprio in questi anni e comincia ad avere, se non una illimitata disponibilità di denaro, almeno progetti inimmaginabili nella mente del giovane curato che aveva raggiunto il villaggio nel giugno del 1885.
Tra le affascinanti ipotesi che sono state fatte su questo spazio, oggetto dei primi lavori ‘privati’ del curato, una suggerisce che Saunière abbia voluto celare lo stesso perimetro della chiesa all’esterno, sottolineandolo, sia con il disegno del basamento del Calvaire che vi sorge in mezzo, sia con le aiuole; una sorta di chiesa invisibile ma ben delimitata.
Alcune raffigurazioni lo ritraggono mentre compie appunto complicati calcoli per la piena riuscita del suo progetto.
Se fosse vero, avrebbe un senso quello che si afferma sulla collocazione del basamento del Calvaire che regge il grande crocefisso nel giardino.
Si racconta, infatti, che Saunière fece accuratamente posizionare il basamento del crocefisso affinché si trovasse perfettamente allineato lungo lo stesso asse in cui si trova la tavola liturgica all’interno della chiesa. Anche la Dalle des Chevaliers, divelta dal pavimento davanti all’altare principale, si sarebbe venuta così a trovare nella stessa posizione che aveva dentro l’edificio.
Sembrerebbe il giardino che oggigiorno ha perso più d’ogni altro la sua pianta originale, principalmente a causa dell’evolversi dell’urbanistica.
De Sède traccia nel suo “Le trésor maudit” degli anni ‘60 una piantina piuttosto primitiva del sito che evidenzia però, con chiarezza, una strada che porta verso il castello.
Pur essendo probabilmente già ben delimitate le proprietà dei terreni, vi era dunque un passaggio verso il maniero degli Hautpoul.
In particolare, non sembra esistere al tempo di Saunière la ‘punta’ di questo giardino triangolare così esoterico, che vediamo al giorno d’oggi e che verrà sottolineato dall’ampliamento della casa al confine (nel disegno segnata in rosso e che ora è di proprietà Simmans), come si può ben vedere dalla comparazione di queste piantine del catasto in dettaglio:
Il giardino, stando a De Séde, doveva avere più o meno questo perimetro:
Ma solo perché molte teorie crollano sotto le prove documentarie, non significa che il giardino sia privo di mistero. Giacché non è per niente insolita nei manieri e nelle chiese la presenza di collegamenti sotterranei verso altre fortificazioni del luogo o lontani dal centro abitato per garantire comunicazione e vie di fuga durante gli assedi (a Coustaussa si può ancora vedere la botola con la scala che porta a piani inferiori e probabilmente a cunicoli sotterranei), tutti i terreni posti tra queste due costruzioni -presenti entrambe e a pochi metri l’una dall’altra a Rennes: Chiesa e castello degli Hautpoul - potrebbero con buone probabilità celare nelle loro profondità l’accesso a provvidenziali tunnel. Saunière e Simmans avrebbero quindi avuto buone, anzi ottime ragioni per scavare lì sotto.
Il giardino tra le Torri.
Il giardino più suggestivo però, è senz’altro quello all’estremità Ovest del villaggio, quello racchiuso tra le due torri. Nasce per fare da ornamento alla Villa Bethania e la ricca piantagione di alberi, arbusti, cespugli e fiori lo fa somigliare a un vero Paradeisos, il fantastico giardino del Re persiano circondato, secondo la consuetudine, da mura e fornito di torri. Da molti interpretato come una scacchiera, vede sulle ipotetiche caselle opposte proprio una torre in vetro e una torre in pietra.
Il primo piccolo enigma del giardino nasce contemporaneamente alla sua progettazione. Sembra che Saunière abbia speso una cifra esorbitante per innalzare un terrapieno affinché la Tour Magdala (e di conseguenza tutta la terrazza che unisce le due torri) sorgesse in un punto ben preciso del terreno. Cosa doveva contenere quel giardino tra le sue mura, a quale misure doveva obbedire, che non potesse essere ‘rimpicciolito’ affinché le sue finanze non subissero un grave colpo?
La fontana nel mezzo del corridoio circondata dalla scalinata, ricorda per certi versi la fontana della vita, fine ultimo della ricerca alchemica ma anche antica leggenda di acque in grado di donare salute e giovinezza. Ricordiamo che Rennes si trova naturalmente posizionata tra antichi e rinomati luoghi termali ma anche tra acque miracolose, come tramanda la tradizione di Limoux e, un poco più lontano, quelle di Lourdes.
In questa vecchia immagine, sovrastata dai sette pianeti, la fontana della vita è molto simile a quella che troviamo tra le due torri.
Ma al di là delle apparenze e dei si dice, osserviamo quanta cura è posta in questi bei giardini:
Il perfetto disegno delle aiuole e degli elementi decorativi potrebbe indicare, nelle complesse geometrie delle aiuole, continui rimandi a simbologie occulte?
Ne: "Il Pendolo di Foucault" i protagonisti, che sembrano girovagare proprio nel Domaine di Saunière, ne fanno una chiara allusione:
“Il percorso è rituale – ci stava dicendo Agliè – (…) I giardini di Heidelberg imitavano il Macrocosmo, ma chi li ha ricostruiti qui ha solo imitato quel microcosmo. Vedano quella grotta, costruita a rocaille… decorativa senza dubbio. Ma De Caus aveva presente quell’emblema dell’Atalanta Fugiens di Maier dove il corallo è la pietra filosofale. De Caus sapeva che attraverso la forma dei giardini si possono influenzare gli astri, perché ci sono caratteri che per la loro configurazione mimano l’armonia dell’Universo… (…) non ci può essere rapporto tra noi e gli esseri divini se non per sigilli, figure, caratteri ed altre cerimonie. (…) ogni aspetto di questa terrazza riproduce un mistero dell’arte alchemica, ma purtroppo non siamo più in grado di leggerlo, nemmeno il nostro ospite. Singolare dedizione al segreto, ne converranno, in quest’uomo che spende quanto ha accumulato negli anni per far disegnare ideogrammi di cui non conosce più il senso.”
Il giardino delle torri si presta con grande facilità alle allegorie alchemiche. Le due torri contrapposte e il corridoio che le unisce, rimandano a simbologie presenti nei più famosi trattati alchemici. Del resto, la torre intesa come il forno a torre o Athanor alchemico è ben interpretata dalla tour Magdala e dalla sua merlatura.
Il giardino così disegnato vuole rappresenta l’Opera dell’uomo e la sua vittoria sulla natura selvaggia. La sua mano ha perfezionato e plasmato la terra ed i suoi frutti, per questo è anche una delle più frequenti allegorie alchemiche.
L’emblema XXVII dell’Atalanta Fugiens rappresenta questo concetto:
il giardino piegato al volere e all’opera dell’uomo è ben protetto dalle mura e da grossi catenacci, mentre il profano al suo esterno è redarguito con queste parole: “Chi cerca di penetrare nel Roseto dei Filosofi senza la chiave, sembra un uomo che voglia camminare senza i piedi.” Forse noi camminiamo tra quel che resta delle aiuole di Saunière senza chiave e senza piedi.
La figura di Saunière alchimista non manca di certo nello sfaccettato caleidoscopio dei miti di Rennes le Château, mito che non ha risparmiato nemmeno predecessori molto più illustri del nostro parroco.
Di Papa Giovanni XXII ( il ‘Papa banchiere’ che, al pari di Saunière tanto aveva in orrore la povertà apostolica, che con la sua bolla "Super illius specula" nel 1326 diede ufficialmente inizio alla vergognosa caccia alla streghe e che elevò la vicina Alet les Bains a Diocesi), si racconta che abbia lasciato grandi quantità di lingotti d’oro nei sotterranei del Palazzo dei Papi ad Avignone, frutto del suo instancabile lavoro di Adepto.
Lingotti che i compaesani di Saunière sono pronti a giurare di aver visto anche nelle cantine di Villa Bethania (Claire Corbu, Antoine Captier, L'Heritage de l'abbé Sauniere (Editions Belisane, 1985) e nei sotterranei del castello degli Hautpoul.
Nei secoli il concetto non cambia, meglio un uomo di Chiesa Alchimista o Mago che simoniaco, evidentemente.
Con un po’ di fantasia si potrebbe scrivere tranquillamente un racconto iniziatico sfruttando le allegorie geometriche e spirituali dell’architettura suggerite da questi giardini.
In realtà, ben lontano dall’idea dei parchi ‘paesaggistici’ all’inglese dove la natura selvaggia non è ‘dominata’ dalla mano del giardiniere, Sauniere disegna su questo terreno fino a poco tempo prima brullo ed incolto, magnifiche geometrie adottando in toto i progetti di André Le Nôtre e del giardino classico francese, pesantemente influenzato dagli splendidi dettami dei giardini rinascimentali italiani.
Sauniere, o chi per lui, mostra un vera conoscenza dei giardini classici cari alla monarchia francese.
Riproducendo la moda di questi ricercatissimi giardini, si nota un fasto che l’intraprendente parroco vuol mettere bene in evidenza.
Nella veduta della cartolina forse più dettagliata, si trovano tutti gli elementi principali dello stile Francese tradizionale che richiedono le seguenti regole:
- un forte asse di simmetria
- disposizione simmetrica delle caratteristiche lungo entrambi i lati dell'asse
- un viale a tridente o sentiero a "pie de poule" (piede d'oca), attorno ad un elemento circolare.
- La scala a doppia rampa a ferro di cavallo.
tutti elementi ben visibili nel giardino delle torri.
Il verziere
Anche in questo giardino è chiaramente visibile il grande lavoro effettuato per spianarlo e recintarlo e la grande cura posta nella sua realizzazione estetica. La sua forma suggerisce ad alcuni un rimando esoterico: il cerchio del cielo (macrocosmo) rigorosamente inscritto nel quadrato della terra (microcosmo) sono sormontati da una croce (il giardino più a destra poco visibile).
Ma, o forse più semplicemente, la definizione di orto cintato- l’Hortus conclusus proprio dei monasteri-offre una chiara descrizione per la sua realizzazione:
Un terreno pianeggiante di forma regolare cinto da alte mura, racchiude al suo interno prati verdi, fiori, erbe e frutteti, cornice ideale per una fontana di acqua purissima, da collocarsi sempre al centro.
In questo giardino vi sono alcune innegabili ricchezze di Saunière: frutti, fiori e animali da cortile che, immaginiamo, servano anche come portata principale dei suoi banchetti a Villa Bethania sempre più raffinati, come possiamo dedurre dalle fatture dei vini dei liquori e delle prelibatezze gastronomiche conservate negli archivi. Il suo perimetro di tutto rispetto sembra provvedere abbondantemente alla famiglia allargata di Saunière. Mentre tutt’intorno si diffonde come una nebbia letale lo spettro della miseria portata dalla crisi dei Vignerons, che avrà il suo culmine nel 1907, questo angolo di paradiso sospeso tra cielo e terra regala al nostro curato gli anni più belli, quelli più prosperi.
Affronta spesso l'obiettivo del fotografo nel segno di chiusura e di sfida delle braccia conserte, nessun potere sembra in grado di piegarlo alle volontà altrui.
Sembra una roccia, impassibile alle difficoltà che via via si fanno più incalzanti, assillanti, opprimenti.
Saunière tra queste mura alimenta il fuoco travogente dei progetti coinvolgendo chi gli sta intorno in un'apparente inarrestabile girandola di propositi, fino a che tutto viene improvvisamente interrotto una mattina di gennaio del 1917.
Nella sua Torre, Saunière è vittima di un colpo apoplettico.
Straordinario, inconsapevole protagonista di una grande metafora: la Torre o Maison Dieu, la carta più pericolosa nel gioco dei Tarocchi, mostra la Ragione Divina che si abbatte su orgoglio, presunzione, smania di ricchezze materiali.
Dopo la morte di Saunière i giardini sembrano cadere nella trascuratezza, dimenticati come il bosco della Bella Addormentata.
Il tempo poi, impietoso come un soffio su un effimero mandala, finirà col cancellare queste splendide geometrie codificate.
Nessun commento:
Posta un commento