Le
moderne triangolazioni del territorio di Rennes-le-Château, alla ricerca di
bizzarri schemi geometrici, hanno un precedente illustre e di straordinario
interesse scientifico: tra il 1792 ed il 1799 Pierre Méchain (1744-1804) e Jean
Baptiste Delambre (1749-1822) furono impegnati in un meticoloso lavoro di
triangolazione da Dunquerque a Barcellona con l’intento di calcolare la
lunghezza del meridiano terrestre e ottenerne la misura del “metro”, definito
come la decimilionesima parte del quarto del meridiano stesso. Per
l’installazione di una stazione di rilevamento venne scelto, tra gli altri, il
monte Bugarach, luogo entrato a far parte dello scenario mitologico di
Rennes-le-Château come Montagna Incantata. Per Méchain fu uno dei luoghi più
difficili da scalare, sia per la sua conformazione sia per le condizioni
atmosferiche avverse. Insieme al Cardou, il Pech de Thauze (meglio conosciuto
come Bugarach dal nome del paesino ai suoi piedi) fa parte della scenografia
del mito di Rennes-le-Château. Maestoso e possente, fa bella mostra di sé per
un largo raggio nei dintorni e si svela in tutta la sua bellezza sulla strada
che da St. Paul de Fenouillet, attraverso le Gorges de Galamus, arriva a
Rennes-les-Bains.
Il
Bugarach è legato al Meridiano di Parigi fin dalla nascita di questa linea sul
suolo francese (linea rosa dal
colore, forse, della striscia di rame che ne sottolineava il passaggio a terra)
e compare sia negli scritti di Cassini che nei diari di Méchain, l’astronomo
incaricato dal Re Luigi XVI di misurare l’intero arco di meridiano a sud del
paese, da Barcellona a Rodez; sarà il suo collega Delambre ad occuparsi della
zona settentrionale, da Dunquerque a Rodez. Il progetto era definire
esattamente la lunghezza del metro, fissato dagli Accademici nella
decimilionesima parte del quarto del meridiano terrestre. Se preferite, un
quarantamilionesimo del meridiano istituendo, una volta per tutte una misura
universale: “Per tutti i tempi, per tutti gli uomini”, secondo Condorcet.
Lo
straordinario progetto giustifica l’impegno richiesto affinché la rilevazione
delle misure sia il più possibile esatta: quella sottile linea rosa sarà la
nuova “misura del mondo”.
Dal
Meridiano, infatti, nascerà il Sistema Metrico Decimale (dal greco Metron:
misura, Delambre e Méchain ammiravano entrambi Omero) e dal Metro si
ricaveranno anche misure di area (il metro quadrato), di volume (il metro cubo)
e di peso: il chilo sarà definito come il peso di un decimetro cubo d’acqua
distillata.
L’impresa
impegnò i due studiosi per sette anni tra il 1792 ed il 1799, nel periodo
storico che designa la fine della monarchia e l’inizio del Consolato.
A
complicare ulteriormente questo difficile periodo ci sarà anche la guerra del
1793 tra Francia e Spagna, scoppiata in seguito all’esecuzione di Luigi XVI
cugino di Carlo IV di Borbone re di Spagna, che impedirà le misurazioni di
Méchain, impegnato proprio a quel tempo sui Pirenei, fino al 1795.
Partiti
con salvacondotti firmati dal Re, i due scienziati dovettero spesso
pazientemente attendere nuovi lasciapassare da Parigi, trovandosi ad essere
rappresentanti involontari di quel caleidoscopico gioco di potere che si teneva
nel frattempo nella capitale.
Ricevuti
nei villaggi a volte dai Sudditi, costretti a dar loro qualsiasi cosa in nome
del Re,
a
volte dai Cittadini, che nulla volevano più avere a che fare con la monarchia,
suscitarono quasi sempre incomprensione ed ostilità, rischiando spesso la
morte. Le loro postazioni d’osservazione e rilevamento vennero più volte
distrutte, in genere da atti di puro vandalismo, più spesso, essendo fatti con
buon legname, dai bisogni primari di una popolazione ormai stremata dalla
povertà.
Arrivato
nell’Aude, Méchain dovrà scalare, il Bugarach per approntarvi il segnale,
un’importante
stazione
di rilevamento delle sue triangolazioni che venivano poste sui punti più alti
del panorama: torri, castelli, campanili, vette.
La
montagna sacra rivelerà la sua forza e la sua asprezza durante tutto il tempo
occorso allo studioso per le misurazioni, cercando di scrollarsi dalla cima
uomini ed attrezzature indesiderate con la forza del vento e l’insidia del
percorso. Méchain non ha né il fisico né l’allenamento per queste scalate, il
Bugarach sarà ricordato come una delle tappe più dure affrontate.
Denis Guedj ha
raccontato l’avventura di Méchain e Delambre nel libro Il meridiano,
documentandosi con le lettere che si scrissero e ripercorrendone le tappe.
L’avventura sul Bugarach è così descritta:
“Fu subito terribile. Il picco di
Bugarach: una montagna terrificante, niente resiste alla sua violenza. Si dice
che vi fossero morte migliaia di persone. La carovana seguiva il capofila, un
giovane montanaro di nome Agoustene, che conosceva bene il picco. […] A tratti
il sentiero spariva, c’era solo la nuda roccia. […] Il vento cominciò a
soffiare, il passaggio divenne così stretto e scosceso che dovettero mettersi a
quattro zampe, costretti ad aggrapparsi ai bossi e agli spuntoni di roccia e, a
volte, costretti perfino a strisciare. Eroso dalla pioggia il terreno si
sgretolava sotto i piedi, provocando cadute di schegge. […] La carovana
raggiunse molto tardi la cima. Due sorprese attendevano Méchain: una buona,
l’altra cattiva. Il paesaggio si estendeva a perdita d’occhio per decine di
leghe; era la notizia buona. La cattiva notizia fu l’incredibile strettezza
della piattaforma. Impossibile piantarvi la tenda; c’era appena lo spazio per
installarvi il segnale. […] Ogni sera quindi, abbandonavano gli strumenti alla
volontà di Dio e ridiscendevano a valle presso la Métairie des Pâtres dove
avevano il loro quartier generale.
Mai
nessuno volle passarci la notte e nemmeno rimanerci senza compagnia durante il
giorno.”
La
lettera originale, da cui è stato tratto il testo ed indirizzata a Lalande a
Parigi, continua così: “Guardando gli uomini che trasportavano le casse del
Cerchio ed il legname per il segnale, mi venivano i brividi. Gli uomini che
hanno trasportato le casse fino in cima, hanno giurato che nessuna autorità
potrà più costringerli a farlo di nuovo. La cosa grave è che questa postazione
non può essere sostituita da nessun’altra. Mi sono disperato ed ho perso tutto
il mio coraggio quando ho visto questo segnale, che è costato tanta fatica,
abbattuto da un furioso uragano. La montagna è terribile, niente resiste alla
sua violenza. Bisogna scendere strisciando ventre a terra se non si
vuole
essere portati via come foglie.”
Nonostante
tutto, le misurazioni furono effettuate e regolarmente consegnate. Méchain
troverà qualche giorno di riposo nella casa del sindaco di Estagel, Messieur
Arago, pochi chilometri a sud di Rennes-les- Bains sulla strada per Perpignan,
il 23 Vendemmiaio 4 (15 ottobre 1795).
François,
il figlio maggiore del primo cittadino, che aveva allora circa nove anni, restò
affascinato da Méchain e dai suoi strumenti, tra cui spiccava il nuovissimo
Cerchio ripetitore di Borda, un prezioso strumento di misurazione per graduare
gli archi di cerchio (che l’astronomo rischiò di perdere proprio durante la permanenza
su Bugarach), tanto da intraprendere in seguito gli studi che lo porteranno a diventare
membro titolare, a soli ventitré anni, dell'Accademia delle Scienze e a legare
il suo nome al Meridiano di cui perfezionò le misure fino alle Baleari, come
confermano le placche di bronzo che troviamo a Parigi, lungo la Roseline.
Maestoso
e temibile come l’Olimpo, il Monte Bugarach non può che far nascere incredibili
leggende.
Le
vibrazioni che provengono dall’intimità della terra si rincorrono tra le sue
caverne e nei letti degli antichi fiumi sotterranei; la forza creativa del suono
cosmico dell’OM cerca lo sbocco verso il cielo attraverso le sue cime, come dai
pinnacoli di una cattedrale gotica.
E’
la grande tana della Vöivre, il condotto del Vril. Gli anfratti nascondono il
mistero del tempo che non passa, come se il meridiano segnasse anche il confine
tra lo spazio ed il tempo. Bambini ed animali persi e ritrovati dopo qualche
giorno senza nessun patimento visibile, uomini a cui dopo alcuni giorni di
oblio nelle sue viscere non è cresciuta la barba, mammuth blu che governano,
parlando in un purissimo Basco, un regno sotterraneo chiamato Grande Euscarie,
custode feroce
dell’Arca
dell’Alleanza, il Bugarach è, di certo, materia inesauribile per le storie
raccontate davanti al camino dell’osteria del paese nelle lunghe e fredde notti
invernali, ma sembra che qualcuno le abbia prese maledettamente sul serio.
Daniel Bettex, per
esempio, ne rimase affascinato. Cittadino svizzero appassionato di storia
Catara, prese contatti con l’associazione Société du Souvenir et des Etudes
Cathares di Arques e si dice che lo stesso Deodat Roché lo indirizzò verso il
Bugarach. Effettuò più volte esplorazioni sui versanti della montagna e
all’interno delle sue grotte, forse si avvicinò più di tutti al suo segreto, ma
la morte improvvisa portò via ogni speranza di conoscere il risultato delle sue
scoperte.
Per
molti la montagna cela un’entrata al mondo sotterraneo situata, come volevano i
greci, in Arcadia. La via per il regno di Ade, l’Agharta, il regno del Rex
Mundi, l’inferno di Dante…
Secondo
Michel Lamy, Pech de Thauze significa Picco Cavo... vuoi vedere che l’Auguille
Creuse di Leblanc ce l’avevamo proprio sotto gli occhi? Jules Verne, nel suo Clovis
Dardentor (un esplicito richiamo ai Merovingi? O già conosceva l’avo del più
famoso Rejeton Ardent degli anni Sessanta?),
chiama il capitano del vascello Capitano Bugarach
e “sous le commandement du Capitaine Bugarach, rien à craindre. Le vent
favorable est dans son chapeau et il n'a qu'à se découvrir pour l'avoir Grand Largue!"
Cosa
ci sarà sotto il cappello del Bugarach? Forse l’inizio di un meraviglioso Viaggio
al centro della terra. La trama di questo romanzo verniano, del resto, ricorda
per molti versi una storia che noi conosciamo bene… n’est-ce pas?
VIAGGIO
AL CENTRO DELLA TERRA
Una
pergamena (o erano due?) trovata in un vecchio libro (un altare?) contiene un
messaggio cifrato scritto in caratteri runici (chissà... il Codex Bezæ?).
Il
messaggio, ritrovato e decifrato dal professor Otto Lidenbrock (il nostro
Philippe de Chèrisey) contiene le indicazioni per raggiungere il centro della
Terra... il Tesoro. Il professore e il nipote Axel (l’Axe... il Meridiano)
partono quindi da Amburgo per l’Islanda dove si trova il cratere Jökull del
vulcano Snæffels (il Bugarach), da cui parte la via al centro della terra.
Il
manoscritto (“Come sono strani i manoscritti di questo Amico...”) sarebbe opera
di Arne Saknussemm, alchimista danese del XVI secolo (“...formano un tutto per
colui che sa che i colori dell'arcobaleno uniti danno l'elemento bianco, o per
l'artista che sotto il suo pennello, fa dalle sei tinte della sua tavolozza
magica, sorgere il nero”) che tale viaggio avrebbe effettivamente compiuto
(come il grande viaggiatore dell'incognito). Nel viaggio vengono accompagnati
da una guida locale:
Hans, fedele e assolutamente impassibile (Colui che è di passaggio per fare il
bene).
La triangolazione è una tecnica che permette di calcolare le distanze sfruttando le proprietà dei triangoli. Congiungendo due punti, in questo caso Dunkerque e Barcellona, attraverso una catena di triangoli aventi a due a due un lato in comune e applicando il metodo trigonometrico di misura delle distanze in ripetizione, si ottiene, per mezzo di sole misure goniometriche, la misura cercata.
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