sabato 27 dicembre 2008

Il sesto giorno dopo il solstizio d'inverno.

A prima vista mi erano sembrati dei nidi d’uccello ma continuava a sorprendermi il loro colore verde brillante. Così, avvicinandomi meglio all’albero, scoprivo che quelle palle tonde altro non erano che… Vischio. Io in genere l’avevo sempre visto oltraggiato da improponibili vernicette color oro e argento tra le bancarelle dei fioristi durante le feste di Natale, mai appeso festoso e vivo tra gli alberi. Invece ora la sacra pianta dei Druidi dimorava a perdita d’occhio su di un’infinità di alberi tutt’intorno.Che dire? Una piccola miracolosa coincidenza: era la prima volta che lo vedevo in natura e lo scoprivo proprio lì tra i Cromlek, le fonti e le radure sacre dei Celti, evocati dalle parole di Boudet tenute per caso quel giorno tra le mani sul Pla de la Coste sopra Rennes les Bains. Pianta magica e curativa che cresce senza mai toccare terra (essendo in realtà un parassita), veniva tagliata nel sesto giorno dopo il solstizio d’inverno con un falcetto d’oro dai Druidi. Secondo questi sacerdoti se due nemici s’incontravano sotto una pianta di Vischio dovevano deporre le armi e concedersi una tregua, per questo viene regalato e appeso sulle porte di casa come simbolo beneaugurate di pace. Sempre-verde caro anche alla dea nordica dell’amore e della fertilità Freya, viene usato dagli innamorati per scambiarsi il classico bacio di Capodanno sotto i suoi rami. L’importante, mi raccomando, è che non tocchi mai terra perché, come spiegava Plinio il vecchio, è una pianta posta ‘Tra cielo e terra’ e non appartiene a nessuno dei due regni. Troppo sacro dunque per essere staccato dalle mie mani, non possedendo purtroppo nemmeno un falcetto d’oro, e con la paura che per disattenzione mi cadesse al suolo, l’ho immortalato in una foto. Sono sicura che porterà pace e amore a tutti quelli che passeranno per questa soglia.